Una Riflessione politica a 50 anni dal Golpe in Cile

  Archivio 68

Lunedì 11 Settembre 2023 –  ore 15:00

Teatro L’Affratellamento

via G. Orsini73 – Firenze

info e prenotazioni: altroteatrofirenze99@gmail.com

 

 

 

“E’ proibito piangere senza imparare” (Pablo Neruda)

 

Incontro Dibattito con:

 

Alessandro Guida

autore del libro “Il <<nuovo>> Cile dei militari”

 

Giovanni Spinoso

giornalista di “Avvenire”, che è stato cronista dal Cile

 

Ugo Barlozzetti

Storico militare

 

Stefano Fusi

Direttore CESP di Firenze

 

Lido Contemori

Illustratore

 

Gaia Nanni

leggerà alcune poesie di Pablo Neruda

 

Ricordare spesso non basta.

Il Golpe in Cile non è stato un punto finale, un momento particolare della vita di una nazione, ma rappresenta un coagulo di situazioni che svelano a quali alleanze eterogenee, a quali interessi rispondevano le forze in campo che a vario titolo e con diverse funzioni hanno finanziato, sollecitato, avallato o apparentemente simpatizzato con i militari.

Un Golpe che con la naturalezza metodica ha ricevuto il benestare dal Governo degli Stati Uniti dell’epoca, dalle multinazionali che sfruttavano le risorse naturali del Cile come quelle di tutta l’America Latina e del micidiale apparato militare, espressione di una cultura e di una preparazione repressiva “qualificata” ( ben 60000 militari del Sud America solo in quegli anni hanno frequentato una unica  Accademia degli Stati Uniti dove si sono formati ).

A pieno titolo, imprenditori cileni, quelli che avevano appoggiato il governo precedente al 1970, di Frei, e le sue timide riforme agrarie e di nazionalizzazione delle miniere e la medio borghesia che ha alimentato il mercato nero privando la popolazione urbana dei generi di prima necessità, hanno sostenuto e caldeggiato le torture e gli assassini a cui tutto il mondo attonito ha assistito incredulo.

Allende ed il governo di Unidad Popular credeva che rispettando le regole parlamentari e stimolando una politica di partecipazione attiva delle classi lavoratrici, i sostenitori della borghesia nazionale della legittimità costituzionale potessero accettare la loro sconfitta attraverso le regole “istituzionali”.

Ma per questa catena di interessi nazionali ed internazionali, la politica che rivendicava la riappropriazione da parte dei lavoratori della produzione e delle risorse naturali, rappresentava una cosa insopportabile, il limite pericoloso che poteva rappresentare anche per gli altri paesi soggetti alle dipendenze semicoloniali un esempio da emulare.

Così i sostenitori della “libertà” non hanno avuto remore a chiudere le “istanze democratiche, e si sono affidate, prima al terrorismo, finanziando l’estrema destra e gli attentati, poi il terrorismo di Stato della Giunta militare.

Si richiamavano alla “Patria”, imbastendo una crociata contro il “marxismo”, ma attraverso gli economisti neoliberisti garantirono l’attività predatrice delle multinazionali con capitale e comando straniero, privatizzarono le imprese  pubbliche, le pensioni , il Welfare alimentando così in poco tempo disuguaglianze sociali e disoccupazione.

Questa ricetta economica , dei “Chicago boy-scout”, allievi di Milton Friedman, ha fatto strada nel mondo e di fatto le istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale l’hanno fatta propria.

La sconfitta del Cile di Allende del 1973 è stata una sconfitta internazionale ed ha rappresentato un rafforzamento militare economico che sembra non avere mai fine. Solo analizzando la complessità di quella sconfitta ed il sistema che ha prodotto quella pagina di storia atroce è possibile pensare ad un diverso futuro.

Il problema quindi non si esaurisce con la sola memoria di quei giorni, come ben ricordava Pablo Neruda.

A Partire dal 1974, il Tribunale Russell II, attraverso l’impegno di Lelio Basso e di molti altri  raccolse ed organizzò studi, testimonianze e valutazioni economiche giuridiche su quello che stava accadendo in Cile come in altri paesi del Sud America. Tutto quel lavoro di sostegno e la denuncia pubblica che ne seguì evidenziò quali fossero gli strumenti coercitivi adottati dalle multinazionali, dai latifondisti, dalla borghesia locale e dai militari golpisti.

Con il lavoro attento e di scavo, si dimostrò all’opinione pubblica internazionale come la “Carta dei Diritti dei Popoli”sottoscritta dalla maggioranza dei governi del mondo, quando incalza la necessità del dominio politico economico, resta lettera morta.

E’ anche importante ricordare figure esterne alla guerra instaurata dai poteri forti, che rischiando la propria vita si adoperarono dopo l’11 settembre del 1973 per salvare in Cile molte  vite, per esempio i diplomatici italiani dell’ambasciata di Santiago, Roberto Toscano innanzi tutto, e la suora Valeria Valentin ed anche i molti che attivarono una rete di solidarietà in più paesi per aiutare i fuoriusciti dal terrore golpista.

Stride la diversità di chi appoggiò, sostenne, finanziò ed operò per incrementare i desaparecidos.

I primi sicuramente appartengono ad un alto senso di umanità, i secondi no, sono un’alta cosa.