“Il Fascismo giorno per giorno.”

 Dalle origini alla marcia su Roma, nelle parole dei contemporanei.

A cura di Giovanni Scirocco. (Prefazione di David Bidussa).

Milano 2022.Ed. Feltrinelli.

 

Questo libro curato da Giovanni Scirocco è un’opera, secondo me, altamente meritevole perché il curatore si affida ad un percorso storico formato da documenti originali del periodo in questione e questa scelta è fondamentale per il lettore che si trova davanti la viva voce dei protagonisti politici, intellettuali, economici e anche burocratici dell’Italia di allora. Questi documenti sollecitano il senso critico di chi legge perché è evidente che un documento non “parla da solo” e lo orienta verso il percorso che il movimento fascista compie dall’immediato primo dopoguerra alla marcia su Roma. In apertura del testo c’è una bella citazione di Angelo Tasca tratta dal suo famoso “Nascita e avvento del fascismo” che costituisce la premessa teorica del lavoro di Scirocco:” Il fascismo non è un soggetto di cui basti ricercare gli attributi, ma la risultante di tutta una situazione dalla quale non può essere disgiunto”( Pag. 17). Il libro quindi ci mostra la situazione italiana anno dopo anno, vista con gli occhi degli osservatori più interessati e segue il suo evolversi verso la sua conclusione con il conferimento dell’incarico di primo ministro a Mussolini. Quest’ anno, in cui ricorre il centenario, ci sono state molte novità editoriali sulla marcia su Roma e sul diciannovismo alcune interessanti (ad esempio quelle di Andrea Ventura e di Mimmo Franzinelli) ma nessuna di esse ha un approccio così “diretto” con la realtà storica. Il volume è preceduto da una prefazione di David Bidussa in cui si fa una premessa storiografica del contenuto e si precisa che Scirocco riesce a tenere assieme due aspetti importanti di questo movimento politico nel suo sviluppo  mettendone in evidenza i punti di svolta e di scelta, I momenti in cui il movimento fascista è a un bivio. D’altro canto individua la “formazione di un linguaggio politico (fatto di lemmi ma anche di gesti e di immagini.) che sarà componente essenziale dell’ideologia del regime ma in gran parte si costruisce nella retorica durante gli anni del “fascismo movimento”. Bidussa conclude così il suo ragionamento “In entrambi i casi i tempi del “fascismo movimento” individua un cantiere in cui si definisce il palinsesto della storia italiana del ‘900.”(Pag.10) Il curatore del volume inoltre premette alla presentazione dei documenti uno scritto in cui chiarisce bene i criteri della sua scelta e le premesse teoriche a cui si richiama. Innanzitutto sgombra il campo dall’ipotesi che il fascismo e la sua violenza siano una pura reazione alla violenza socialista e al rischio dell’affermarsi in Italia di una rivoluzione sul modello bolscevico. Sottolinea invece che l’uso della violenza e la sua diffusione seguono e accompagnano le varie fasi di sviluppo del movimento fascista di cui individua due fasi. “Dalla fondazione, nel marzo 1919, per almeno un anno il fascismo vive di vita stentata. La cocente sconfitta elettorale alle elezioni del novembre 1919, spinge Mussolini ad abbandonare ogni velleità di alleanza con l’area molto variegata dell’interventismo democratico, privilegiando invece i rapporti con la destra nazionalista. Il terreno preferito per la sua azione quadristica diventa quindi prima l’area del confine orientale (Trieste e la Venezia Giulia) e poi, gradualmente a partire dall’estate del 1920, dopo il sostanziale fallimento dell’occupazione delle fabbriche e i fatti di Bologna del ‘21 Novembre 1920, la parte meridionale della pianura padana, l’Emilia Romagna e la Toscana”(Pag.24) .

Non è possibile fare l’analisi di tutti i documenti presenti nel volume nello spazio di una recensione, perciò mi limiterò ad alcuni accenni che spero invoglino coloro che leggono a conoscerli nella loro interezza. Colpisce il fatto che i più acuti osservatori, socialisti e non, individuino con chiarezza il carattere di classe del fascismo. Ad esempio Matteotti in un intervento alla Camera dei deputati all’inizio del 1921 dichiara:” La verità è, onorevoli colleghi, che codesta violenza è esercitata da voi per interessi di classe, per interessi economici lesi e non contro fatti politici o in risposta a provocazioni o a violenze singole dei lavoratori. E allora se non assumete la responsabilità del fascismo dimostrate ancora una volta il vostro poco coraggio e soprattutto la vostra poca sincerità” (Pag.139-141). Anche Luigi Salvatorelli sulle pagine del quotidiano la “Stampa” di Torino il 30 settembre 1921 scriveva così: “Il punto di partenza consiste nel riconoscere apertamente il carattere classista del fascismo e si può ben dire che, per questo lato, la diagnosi equivalga alla cura” (Pag.221)

Anna Kuliscioff in una lettera a Turati del 26 marzo 1922 (sei mesi prima del fatidico 28 ottobre) prevede la presa di potere dei fascisti:

“No, no, non è da illudersi: è un vero esercito militarizzato, disciplinato e pieno di ardore che si è costituito in Italia, è un esercito da muovere all’assalto non solo di qualche cooperativa o di qualche Camera del Lavoro,ma per colpire molto più in alto. Non mi meraviglierei affatto che tra non molto si impossessino del potere creando una repubblica oligarchica con Mussolini presidente e Papa-re d’Italia” (Pag.242-243).

Questa presa di potere avverrà con la complicità dello Stato e dei suoi funzionari arrivando fino all’autorità massima di allora, il sovrano. Il re Vittorio Emanuele III° due giorni prima della marcia su Roma è già disposto a capitolare come si legge in un telegramma inviato al presidente del consiglio dei Ministri On. Facta. (Pag.299)

 

                  Vito Nanni