Il Massacro di Addis Abeba – Una Vergogna italiana

di Ian Campbell

Ed.Rizzoli

2018 Milano

Questo è un libro la cui lettura dovrebbe essere ritenuta fondamentale per tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado. Invece,pur essendo stato pubblicato nel 2018,esso è circolato solo in ambienti accademici e in cerchie molto ristrette. Il perché è presto detto: gli italiani hanno completamente rimosso il loro passato coloniale e ogni tentativo di portare alla luce verità storiche scomode provoca reazioni isteriche. L’autore del libro è uno storico inglese titolare di una cattedra all’Università di Addis Abeba e attraverso 12 densissimi capitoli di racconto,riflessioni e 1 capitolo finale,nonché 5 Appendici e un ricchissimo apparato cartografico e fotografico,svela uno dei crimini più raccapriccianti avvenuti prima della seconda guerra mondiale.  Si tratta del massacro di circa 20.000 persone avvenuto ad Addis Abeba dal 19 Febbraio (Yekatit 12 secondo la dizione etiope) al 21 Febbraio 1937 come rappresaglia contro l’attentato contro il generale Graziani da parte di patrioti appartenenti al raggruppamento dei Giovani Etiopi. Il libro dimostra che la strage non riguardò solamente quei tre giorni di rappresaglia ma investì l’intero paese con una macchina di morte che non ha niente ad invidiare a quella che i nazisti mostreranno cinque anni dopo nei territori dell’Est Europa nel corso della seconda guerra mondiale:  forche in legno smontabili che venivano portate di villaggio in villaggio,  roghi dei cadaveri nelle fosse comuni,  sterminio dei bambini e  violenze sui vecchi e le donne,  lanciafiamme usati contro le abitazioni di paglia. Il libro denuncia che Mussolini fu un ottimo “maestro” per Hitler anticipando la politica di annientamento di tutte le élites come strumento di controllo totale di un territorio.  Il Duce però non si fermò qui : sterminò pure tutti i cantastorie e gli ambulanti che andavano di villaggio in villaggio perché non diffondessero la notizia dell’orrendo massacro. In Italia poi viene esplicitato un motivo di diminuzione di questo fatto dicendo che si tratta di un episodio di storia coloniale e si sa che la storia del colonialismo occidentale è piena di efferatezze di questo tipo( ad es. si cita il caso belga in Congo oppure la strage degli Herero da parte tedesca)per cui esso viene collocato su un piano “inferiore” rispetto ai crimini nazisti perpetrati in Europa contro popolazioni ed etnie “bianche”. Questa giustificazione ( o edulcorazione) oltre ch

e assurda è anche essenzialmente disonesta e venata di razzismo eppure gode di una certa popolarità. Questo libro riesce invece non solo a documentare le atrocità italiane ma denuncia anche la posizione ipocrita delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale ( Gran Bretagna e USA in testa) che negarono nel 1947 allo stato etiopico il diritto di processare i diretti responsabili di questi orrori in primis lo stesso Graziani poi il ministro delle colonie Lessona estensore delle leggi razziali del 1937 e il federale della divisione Tevere della Milizia Guido Cortese che materialmente la eseguì. Il motivo era che la guerra era ormai finita e la nuova minaccia proveniva solo dal comunismo sovietico per cui il clima di “guerra fredda” favorì la formazione di un governo di centro destra in Italia. Il volume contiene anche le testimonianze dei superstiti della strage che sono estremamente precise e molto toccanti. Di tutte le vittime che sono state identificabili c’è una scheda con le relative informazioni: il più delle volte si tratta di persone che non avevano alcuna responsabilità nell’attentato e che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel luogo sbagliato nel momento meno adatto. La repressione italiana formalmente cessò il 21 Febbraio, in realtà proseguì in tutto il paese con il corollario di finti tribunali militari che comminavano torture e pene di morte, centri di detenzione dove si eseguivano stragi di massa. I prigionieri che non venivano eliminati furono mandati alcuni in esilio in Italia, altri internati in due campi di concentramento ( che Angelo del Boca definisce di Sterminio) uno a Danane in Somalia l’altro sull’isoletta di Nocra al largo dell’Eritrea dove ci fu una percentuale di sopravvivenza dei 51% dei prigionieri. ( Per dare un ordine di grandezza nel lager di Mauthausen uno dei più tremendi lager nazisti l’indice di sopravvivenza era del 58%).Ma questa strage non era che l’inizio: nel maggio di quello stesso anno ci sarebbe stato l’episodio del monastero di Debra Libanos dove almeno 1500 monaci e 800 pellegrini vennero massacrati nel tentativo di ricercare i responsabili dell’attentato dello Yekatit 12.

 

Vito Nanni