L’Insorto – Jules Vallès

“L’Insorto” di Jules Vallès
Terzo libro della trilogia composta durante il suo esilio inglese(”L’Enfant” Le Bachelier”, “L’insurgeant”) viene pubblicato nel 1882 in prima versione e successivamente rimaneggiato dall’autore. Come definirlo dal punto di vista del genere? La critica recente,più attenta e consapevole del suo valore a lungo trascurato, lo considera un vero e proprio”romanzo di formazione”. Il giovane Vingtras che è lo stesso Vallès, riesce con fatica, contraddizioni e cadute a trovare se stesso partendo dal suo istintivo rifiuto” della società miserevole” che lo circonda. Attraversa un’infanzia difficile,a cui allude nelle pagine iniziali specie in riferimento ai suoi rapporti col padre. Consuma,sempre povero, la giovinezza tra stenti e umiliazioni: per guadagnarsi il pane deve,suo malgrado, assoggettarsi a lavori che non lo soddisfano. E’ istitutore in un collegio,poi impiegato in un piccolo Comune, quindi giornalista quando si trasferisce a Parigi ma sempre con incarichi saltuari presso giornali che presto lo mettono alla porta. Il giovane Vingtras-Vallès è infatti incapace nei suoi articoli di mediazione di fronte alle situazioni di ingiustizia e di degrado sociale che la sua “purezza giovanile” non riesce ad accettare. Rischia più volte di perdersi in una Bohème distruttiva che ben presto riconosce del tutto “innocua per il potere”. Potrebbe avere un futuro come scrittore, ma l’accettazione o meno del libro a cui lavora da tempo seppure apprezzato, lo mette di fronte ad una scelta: dedicarsi alla letteratura e isolarsi da quanto sta accadendo attorno a lui o impegnarsi nella politica dalla parte degli ultimi. Alla fine sa scegliere anche se il percorso è pieno di ostacoli e di dubbi continui. A partire dalla sconfitta di Napoleone III° a Sédan il 3 Settembre 1870 c’è un crescendo di consapevolezza e di impegno nel giovane Vingtras- Vallès . La presenza dell’esercito prussiano nei territori vicini,la posizione assunta dal governo nazionale della nuova repubblica francese, di stanza a Versailles, che scende a patti con l’esercito prussiano vincitore e che non intende cogliere le istanze sempre più forti del popolo parigino che rivendica la sua voglia di cambiare il mondo e di contare come “soggetto”, inducono Vingtras –Vallès a prendere posizione nonostante egli rivendichi sempre di essere un rivoluzionario puro con fama di irregolare. Quando Parigi insorge il 18 Marzo 1871 “in nome del popolo e della Comune”, accetta di candidarsi e quindi di essere eletto in uno dei venti “arrondissements” della città; è ormai pronto anche a salire sulle barricate se sarà necessario. Riprende il suo lavoro di giornalista (Le Cri du Peuple, La Rue)collabora alla stesura di quello che sarà chiamato Il “Manifesto Rosso”questa volta è finalmente al servizio della Rivoluzione.
I Capitoli finali di questo libro di non facile lettura, ma ricco di passione e di efficaci ritratti di personaggi sia noti sia sconosciuti,documentano gli ultimi giorni tragici di vita della Comune, il grande sogno di un popolo assetato di libertà e di giustizia. Vingtras-Vallès vede con orrore le sofferenze intorno alle barricate e la disorganizzazione militare dei comunardi. Quest’ultima è sotto gli occhi di tutti, ma è sotto gli occhi di tutti almeno di quelli che sanno veder,anche l’impegno dei migliori a lavorare fino all’ultimo sui progetti per una società nuova tra mille difficoltà, tra posizioni diverse, diffidenze tra compagni di lotta,addirittura odi e poi riconciliazioni. Con stile rapido,essenziale,spessissimo usando l’ironia e rifuggendo sempre dalla teatralità e dal solenne, Vingtras- Vallès non ha illusioni quando restano poche ore davanti, eppure sale sulle barricate anche se ha paura. Solo quando i versagliesi dilagano per le strade di Parigi si deciderà a fuggire su un carro dei feriti,travestito da infermiere.